I produttori di mangimi per l'industria lattiero-casearia stanno cercando di ridurre l'impronta di carbonio della produzione di mangimi
Non dovrebbe essere un segreto che all'interno dell'industria della nutrizione animale sia in corso una grande spinta per sviluppare prodotti, programmi e pratiche che riducano in modo significativo le emissioni di CO2eq del bestiame. Sebbene siano stati compiuti molti progressi, c'è ancora molta strada da fare per raggiungere gli obiettivi che vari gruppi governativi e di consumatori hanno stabilito come target raggiungibili. Un dato fondamentale emerso da questo percorso è che è altamente improbabile che un singolo prodotto, programma o pratica possa, da solo, raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2eq che sono stati fissati. Piuttosto, la ricerca di una riduzione significativa delle emissioni di CO2eq da parte del bestiame dovrà essere un'impresa di gruppo, con diversi prodotti, programmi e pratiche che contribuiranno a un risultato positivo. I rapporti indicano che il 27% dell'impronta di carbonio totale di un'azienda lattiero-casearia è costituito da emissioni provenienti da fonti di approvvigionamento interne all'azienda, comprese le emissioni derivanti dalla produzione di mangimi forniti all'azienda (vedi Figura 1). Pertanto, oltre alla necessità di ridurre l'impronta di carbonio della vacca, cresce l'esigenza dei premiscelatori e dei produttori di mangimi di fornire ai loro clienti un numero totale di CO2eq per i mangimi che vendono ai loro clienti.